NON “SPARATE” SU TUTTI I TEDESCHI

Mentre il marmotta Casini, uscito dal letargo, auspica una patrimoniale gli fa eco il pidiota Luigi Zanda che propone di dare in pegno gli immobili pubblici, fossero anche Montecitorio e Palazzo Chigi, se l’Unione Europea non ci aiuterà. Siamo al delirio!
Apprendo poi, con un po’ di dispiacere, che un grande imprenditore come Paolo Fassa titolare della Fassa Bortolo, azienda leader (qualche anno fa anche sponsor dell’omonima squadra ciclistica) propone di boicottare i prodotti tedeschi se l’Unione Europea (evidentemente con l’assenso tedesco) non favorirà l’emissione dei cosiddetti corona bond. Comprendo la disperazione in corso ma non credo sia corretta una cosa simile.
Innanzitutto, occorre capire che cosa si intende per Coronabond (equivalente degli Eurobond) e soprattutto dove si intende collocarli. L’ipotesi plausibile è che, nel caso dovessero “passare”, saranno probabilmente emessi da agenzie come la BEI o MES e verrebbero collocati su soggetti istituzionali, fondi, banche d’affari etc., spingendo quindi gli Stati come Italia ancora di più nella morsa dei mercati finanziari.
Un aumento del debito pubblico a dismisura dove però i benefici difficilmente arriveranno a famiglie ed imprese. Qualcosa di simile alla Grecia, stranamente, qualche anno fa, ben spiegato pure da Massimo D’Alema.
Occorre però soffermarsi sui dati import-export intercorsi tra Italia e Germania.
La Germania è un mercato fondamentale per le esportazioni delle PMI italiane. Si pensi che il volume commerciale nel 2018 ha raggiunto il massimo storico di 128,4 miliardi di euro (un 5,4% più del 2017) dove Veneto e Lombardia risultano essere l’elemento trainante.
Dai dati ISTAT, nel 2018, le esportazioni italiane verso la Germania hanno toccato quota 58,1 miliardi di euro (+3,8% rispetto al 2017) mentre il valore delle importazioni si è attestato a 70,3 miliardi di euro (+6,8% rispetto al 2017).
Secondo la SACE, Società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti in ambito assicurativo-finanziario, in uno studio di previsione dell’anno scorso ante Emergenza Coronavirus, prevedeva un aumento esponenziale fino a raggiungere 66,2 miliardi nel 2021. Segnali di crescita importantissimi per il Made in Italy.
In generale nel 2018 (dati del 2019 ancora da elaborare) si è realizzato un incremento delle esportazioni Made in Italy in Germania nelle principali categorie merceologiche tra le quali spiccano i prodotti chimici organici/agroalimentari (+333,7%), acciaio e ferro (+19,5%) ed alluminio (+11,4%).
La Germania quindi resta il primo partner commerciale per l’Italia consolidando un forte distacco dalla Francia, seconda, con un volume di affari complessivo di 85 miliardi di euro.
Boicottare i prodotti tedeschi, ignorando la differenza tra lavoratori e imprenditori tedeschi rispetto ai politici e banchieri tedeschi, significa farsi del male da soli senza lamentarsi se poi con il temine “italiani” (tutti) veniamo paragonati a Conte, Casalino, Arcuri e tutta questa banda di ridicoli quanto incapaci soggetti. Stiamo pagando l’operato pregresso, ma anche odierno, di una classe politica che anziché far valere la posizione strategica dell’Italia in Europa si è sempre presentata come un mendicante. Si faccia attenzione quindi, prima di scaricare su tutta Germania le colpe della incapacità tutta “italiana” di difendere la propria economia.

Piero Puschiavo

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