Tra le problematiche che investono questo Paese, in primis la precarietà del lavoro, la crisi economica e la sicurezza legata all’immigrazione incontrollata, non vedo quale interesse gli italiani debbano nutrire per l’imminente elezione del Presidente della Repubblica che vede in questi giorni un valzer di candidati tanto lontani dai reali problemi dei cittadini. Nomi più o meno noti e riesumazioni di “morti viventi” vengono proposti quasi più per esclusione che per capacità o rappresentatività, tirati in ballo o ri-pescati nel mare magnum del circo parlamentare.
Non si capisce come un Paese bisognoso di riforme politico-istituzionali, vitali per la crescita e lo sviluppo, si disperda nell’elezione di un Presidente della Repubblica che funge da mero cerimoniere o, al massimo, da ratificatore di leggi già preconfezionate, spesso e volentieri imposte da Bruxelles e Francoforte, senza però dimenticare la facoltà di nominare Senatori a vita qualche cadavere politico o in procinto di esserlo, con il solo “pregio” di incassare laute prebende coi soldi pubblici.
Da qualche tempo si auspica però che il Presidente della Repubblica sia espressione popolare e non dei Segretari di partito, degli impiegati del Parlamento o frutto degli equilibri dei salotti di palazzo; oggi più che mai, esiste il bisogno che questo ruolo abbia la sua dimensione politico-istituzionale e soprattutto che possa realmente rappresentare la volontà degli italiani.
Proprio per questo siamo sempre più convinti che una Repubblica Presidenziale possa risultare, oltre che più moderna, anche più dinamica, quantomeno per essere in linea con gli altri Stati europei cui molti invidiano l’efficienza.