Da giorni si parla di ripresa…
Al momento pare che a non registrare battute d’arresto ci siano solo le difficoltà economiche di famiglie ed imprese.
L’ennesimo bluff rappresentato dal Recovery Fund, «Il fondo che dovrà essere di entità adeguata, mirato ai settori e alle aree geografiche dell’Europa maggiormente colpiti e destinato a far fronte a questa crisi senza precedenti» – come dichiarato dal Presidente Michel – sarà sicuramente viziato dalle solite politiche capestro improntate all’austerità (che dalle nostre parti, quelli del «ce lo chiede l’Europa» interpretano sempre in tagli dello stato sociale e svendita di settori strategici).
Sappiamo che la gestione del Fondo sarà in capo alla Commissione Europea guidata dalla “carissima” – in questo caso sinonimo di ‘costosa’ – Ursula von der Leyen; un piano composto da diversi strumenti finanziari atti, a dir loro, ad innescare un valore di 2.000 miliardi di euro in investimenti, prestiti e spese.
Sappiamo che tra gli Stati membri, nello specifico quelli del nord dell’Unione, alcuni si sono espressi contro qualsiasi forma di condivisione del debito, mentre altri si sono mostrati più aperti, tanto che l’“odiata Germania”, ad esempio, ha addirittura avanzato una proposta basata su concessioni di denaro a fondo perduto.
Per capire cosa accadrà occorrerà attendere tutta l’estate poiché trovare la quadra tra i 27 stati membri sarà un’impresa epica, tanto che questa proposta, formalizzata dalla Commissione Europea per 750 miliardi (500 a fondo perduto e 250 di prestito), dovrà passare al vaglio del Consiglio Europeo convocato per il 18-19 giugno.
Se tutto andrà per il meglio vedremo qualche spicciolo da gennaio 2021.
Nel frattempo, migliaia di imprese falliranno, migliaia di attività chiuderanno e migliaia di famiglie si troveranno i frigoriferi sempre più vuoti.
Per l’Italia, in particolare, si parla di spiccioli poiché, da quel che è dato sapere, dei 180 miliardi che verrebbero stanziati per il nostro Paese, circa 100 saranno a prestito, mentre dai restanti 80 si dovranno scalare i circa 55 miliardi previsti dal contributo nazionale al fondo UE.
A disposizione dell’economia interna dunque avremmo poco meno di 25 miliardi, da erogare in ben 4 tranche annue come previsto dal bilancio pluriennale Ue 2021-2027; sempre a determinate condizioni e dietro l’imposizione dei famigerati “adeguamenti strutturali”.
Senza entrare nel dettaglio, i particolari non sono difficili da immaginare: con buona probabilità gli scenari che scaturiranno saranno configurati da una guerra tra poveri che porterà a scontri sociali.
Mano alla forbice su conti pubblici, sanità, pensioni, etc., ma soprattutto mani predatrici, secondo il “piano Colao”, su patrimonio immobiliare nazionale e sui migliori asset del nostro sistema produttivo.
Nel caso la pandemia Coronavirus torni a fari sentire è possibile che lo Stato offra, anziché nuove mascherine protettive, badili con i quali scavarci la fossa.
L’arguto commissario Arcuri si sta già muovendo…
Piero Puschiavo