GOVERNO BICOLORE? MEGLIO FAR SALTARE IL TAVOLO

Per smarcarsi dai burattini a 5 stelle.

A fronte dell’altalenante ed estenuante trattativa tra Movimento 5 Stelle e Lega, per la formazione di un ipotetico governo, l’auspicio che ci sentiamo di esternare, tenuto presente il fatto che consideriamo il partito di Di Maio (ed una sua esperienza governativa) una iattura, è che Matteo Salvini non finisca nel cul de sac dell’abbraccio perdente dei pentastellati (“moralizzatori” della politica stile anni ’90), ma che riesca invece a sfilarsi, evitando tra l’altro fratture ulteriori nel centrodestra.

I motivi logici non mancano.

Quali trasformismi e normalizzazioni richiederebbe la convivenza di elettorati che hanno indirizzi confliggenti sulle questioni di rispettivo maggior interesse?

Riduttivo sarebbe infatti per la Lega finire come stampella dei grillini, che hanno impostato una campagna elettorale che ha fatto sfacciatamente leva, oltre che su di un moralismo da quattro soldi, sul parassitismo che l’elettorato leghista (ma non solo) ha in odio.

Un governo “giallo-verde”, con i rapporti di forza in campo, porterebbe ad attribuire gli eventuali meriti ai 5 Stelle, mentre una probabile disfatta ricadrebbe invece rovinosamente su entrambi i partiti.

Non va sottovalutato poi il fatto che, in un momento assai particolare e difficile sotto il profilo economico e politico internazionale, una simile esperienza governativa fallimentare metterebbe una pesantissima ipoteca negativa sul tanto deprecato “populismo” nelle sue varie declinazioni, per la gioia delle “élites” che odiano il popolo che vorrebbero invece plebe, massa informe.

Meglio sarebbe, nell’interesse dell’Italia, tornare al voto tra qualche mese, con una nuova legge elettorale e un centrodestra più forte.

Magari sgrezzando nel frattempo il linguaggio da retorica elettorale dalle promesse che non si possono mantenere, ma tenendo fermo, con realismo e pragmatismo, sui temi caldi per un certo elettorato quali, per esempio, immigrazione, sicurezza, equità fiscale, giustizia, investimenti infrastrutturali, Pmi, scuola, e ultimi, ma non ultimi, aggiungiamo noi, la cultura (la puntuale grande tradita quando la destra ha l’occasione di governare) e la piaga della denatalità (che necessità pluridecennale inversione di tendenza da poggiare, non tanto e non solo su aspetti economici, ma etici, culturali e spirituali).

Magari affermando la necessità non di meno Europa, ma di più Italia per un’altra Europa, sulla strada dell’emancipazione continentale.

Segnali incoraggianti in tal senso sembrano manifestarsi proprio in queste ore, e per bocca dello stesso Salvini. Speriamo non si tratti solo di verbalismi contingenti, ma di intelligente analisi di suggestioni, dimostratesi politicamente perdenti, come la Frexit alla Marine Le Pen.

 

Martedì 15 Maggio 2018

Progetto Nazionale

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