REFERENDUM VENETO DICIAMO SÌ

Premessa

Domenica 22 ottobre si terrà il referendum consultivo per l’autonomia delle regioni Veneto e Lombardia. I referendum consultivi annunciati dalle due regioni del Nord non chiedono la secessione ma la concessione di una maggiore autonomia dallo Stato, guardando al modello delle regioni a statuto speciale. I referendum si fondano sulla possibilità che hanno le regioni di chiedere al Governo più materie di competenza: la norma è prevista dal Titolo V della Carta Costituzionale sui rapporti tra Stato e Regioni, all’articolo 116, e finora non è mai stata utilizzata.

Il testo del quesito consultivo in Veneto recita: “Vuoi che alla regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”; mentre in Lombardia: “Volete voi che la Regione Lombardia, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma della Costituzione?”

Il referendum permetterà di conoscere il parere degli elettori della regione circa l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia al proprio ente territoriale. Ai sensi dell’articolo 27, comma 2, dello Statuto Regionale, in caso di partecipazione al voto della maggioranza degli aventi diritto, il consiglio regionale è tenuto ad esaminare l’argomento referendario entro novanta giorni dalla proclamazione dei risultati; in tale evenienza – in caso di affermazione positiva – il presidente della Giunta presenta all’assemblea legislativa un programma di negoziati che intende condurre con l’esecutivo statale, unitamente a un disegno di legge che recepisca il percorso e i contenuti per il conseguimento dell’autonomia differenziata.

Se vince il Sì

In caso di vittoria del Sì (pressoché scontata), quali saranno gli eventuali effetti immediati? Occorre essere onesti con la gente, calcoli elettorali o meno. Nessun effetto pratico immediato si profilerebbe per Veneti e Lombardi. Niente Statuto Speciale, niente maggiori competenze, niente maggiori risorse in denaro (anzi, una grossa spesa certa perché il referendum costerà qualcosa come 14 milioni di euro). Se vincerà il Sì prenderà il via un lungo iter di trattativa Stato-Regioni che dovrebbe portare alla votazione di una apposita legge da approvare a maggioranza assoluta sia alla Camera che al Senato.

Considerazioni

Dopo più di vent’anni dall’inizio della cosiddetta 2° Repubblica – quella che avrebbe dovuto cambiare volto alla politica e farci dimenticare l’epoca della corruzione, delle spartizioni dei soldi pubblici e del finanziamento pubblico ai partiti… – siamo quindi giunti, anno 2017, ai referendum sull’autonomia regionale, questione che rientra nel più ampio quadro di una possibile riforma sistemica dello Stato in senso “federalista”.

Difficilmente il governo centrale si lascerà sfilare il controllo dei due più grandi polmoni economici che fanno respirare l’Italia, e farà probabilmente di tutto per continuare a succhiare l’enorme e continuo gettito fiscale da questi garantito.

Sulla effettiva concretezza ed efficacia di tali consultazioni referendarie, quindi, Progetto Nazionale non ripone particolare fiducia; altro aspetto invece è il valore simbolico e il messaggio politico delle consultazioni.

È fuor di discussione che non se ne può più di malgoverno, di spreco di soldi pubblici, di malagestione, di fiscalità predatoria da parte dalle politiche romano-centriche, ma occorre essere anche maledettamente realisti e severi nel giudicare, in materia di malgoverno regionale, anche certi politici e amministratori veneti e lombardi.

Giusto per citare un esempio dei giorni nostri: la Banca Popolare di Vicenza ad esempio, era di proprietà veneta al 100%: il che dimostra che non serve necessariamente essere “romani” per impastarsi le mani di marmellata! Parte della classe politica veneta e lombarda in questi ultimi vent’anni, non si è certo distinta per onestà.

Ci troviamo di fronte ad un sistema marcio che ha infettato la politica, dal piano nazionale a quello locale.

Non ci illudiamo che l’autonomia, nel caso venisse un giorno raggiunta, possa risolvere d’incanto la situazione. Abbuffarsi a Roma o a Venezia (Mose docet) poco cambia! Siamo però convinti che servano profonde riforme sociali, istituzionali e costituzionali.

Simile discorso può essere fatto per l’immigrazione, poiché senza adeguate politiche di controllo e contrasto alle frontiere, senza interventi strutturali di cooperazione tra Stati (soprattutto di qua e di là del Mediterraneo), si resterà comunque, sia su scala nazionale che locale, oggetti passivi delle migrazioni in qualunque modo esse ci vengano narrate (economiche, climatiche, etc.) dal sistema di disinformazione massivo. Questo rappresenta giorno dopo giorno, ondata migratoria dopo ondata migratoria, un problema primario: occorre essere chiari e determinati sul come affrontarlo concretamente in alternativa alla sciagurata inadeguatezza dei governi di centrosinistra. Già le parole ammiccanti del governatore veneto Zaia per uno ius soli moderato, rimangono qualcosa di inaccettabile e terribilmente pericoloso.

Serve più chiarezza sui temi cardine.

Essere “autonomi”, ma governati da gentaglia incompetente e intimamente avversa alle nostre Genti (vedi per esempio l’attuale giunta padovana), è oggettivamente irrilevante.

Indicazione di voto

Nonostante le considerazioni di cui sopra, riteniamo che sia comunque un bene smuovere il pantano in cui arranchiamo; riteniamo positivo, costruttivo e doveroso stimolare e tenere sul filo il governo centrale: di qui il nostro indirizzo di voto favorevole al referendum del 22 ottobre. Progetto Nazionale voterà Sì.

Già nel 2012 la nostra Associazione ebbe modo di dichiararsi – attraverso l’allora organo ufficiale La Scintilla – favorevole ad ipotesi di ingegneria istituzionale in senso federale, dissociata però da un secessionismo insensato ed inaccettabile in un momento storico di continue sottrazioni di sovranità, di dinamiche internazionali dove contano i grandi numeri e di dominio di forze continentali; siamo favorevoli ad un percorso che sappia coniugare il piano nazionale con quello particolare.

Lo affermiamo da nazionalisti convinti e dichiarati, con l’Italia avanti tutto e gli italiani sopra tutto, auspicando che questa tanto decantata quanto attualmente fumosa e puramente nominalistica autonomia, una volta raggiunta, possa comunque portare benefici ai veneti e ai lombardi. Crediamo che occorrano riforme e soluzioni che generino un effetto osmotico di responsabilizzazione e reciproco controllo avvicinando il Palazzo al cittadino.

Vogliamo propugnare una forma di Stato che sappia coniugare il massimo dell’efficienza con il massimo della giustizia sociale, che sappia assicurare al meglio l’erogazione dei servizi e la tutela dei diritti. Ed è in questa ottica che Progetto Nazionale, oltre che a guardare senza tabù l’ipotesi di maggiori autonomie regionali, è dichiaratamente favorevole alla Repubblica presidenziale e ad un Senato federale quale luogo di ricomposizione pubblica delle diversità e di compensazione degli interessi locali, nazionali e transnazionali.

Esistono regioni autonome che hanno saputo beneficiare del loro status particolare, mentre altre hanno solamente attinto a fondi pubblici e perpetuato furberie, moltiplicato centri di spesa, ladronerie e corruttele, lasciando la propria regione nel degrado diffuso.

Come sempre è per noi primariamente una questioni di Uomini, prima ancora che di sistemi, istituzioni e regole, ma vivendo nell’era dei nani, i primi sono sempre più rari ed in via di estinzione.

Ad ogni modo: Buon voto: SÌ

Piero Puschiavo

Presidente Progetto nazionale

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