ELEZIONI REGIONALI 2015

Questa ennesima tornata elettorale, affrontata dal centro-destra in profondo stato confusionale – stato confusionale che perdura da troppo tempo – , è stata segnata da una serie di eventi che, oltre ad allontanare ulteriormente la partecipazione popolare, si è dimostrata sempre più scadente in termini di proposta e in termini di condotta, tant’è che l’astensionismo ha giocato un ruolo fondamentale.

Nonostante nel centrodestra paiono tutti più o meno soddisfatti, i numeri parlano chiaro: rispetto alle scorse regionali del Veneto, il centrodestra perde voti su tutti i fronti; Zaia perde oltre 420mila voti, mentre la Lega Nord oltre 450mila e Forza Italia (e PDL) idem. Le preferenze subiscono un fortissimo ridimensionamento e i consiglieri eletti la spuntano con perdite significative; le percentuali plebiscitarie inducono però tutti ad esultare per la vittoria.

Sono in molti ad essere saliti sul carro del vincitore, in Italia siamo abituati, ma sono altrettanto sicuro che questo non è il “vento innovatore” del 1992. Troppi i problemi da risolvere per una classe politica che, pur avendo avuto la possibilità di guidare le tre maggiori regioni del Nord Italia con 4 Ministri al seguito, non ha saputo minimamente risolvere alcun problema, soprattutto in termini di lavoro e sicurezza. Il tiepido risveglio forzista in Liguria poi, deve il proprio inaspettato successo alle provvidenziali spaccature a sinistra, mentre le “nuove idee” del Cavaliere rimarranno parole al vento, assecondate frettolosamente da qualche suo compiacente ruffiano, tra i grilli che continueranno a frinire ancora per qualche estate e i balenotteri intenti a ritrovare l’orientamento pena lo spiaggiamento.

Chi come noi guarda ad un progetto politico su più ampia scala e soprattutto a medio-lungo termine, si accorge che, proprio nel centrodestra manca qualcosa di serio e credibile. A far da padrona continua imperterrita la politica degli slogan, spesso accompagnati da comportamenti non propriamente in linea con quanto sbraitato. Gli attacchi agli avversari, come nel nostro caso, provengono da pulpiti di dubbia onestà intellettuale. Noi proseguiamo su quella strada intrapresa coerentemente circa 8 anni fa. Non cambiamo
idea e alleati ogni mezza stagione.

Siamo e restiamo a fianco di Flavio Tosi , con la nostra identità e la nostra indole, a prescindere dai nominalismi e dalle bagatelle dialettiche su centrismo e moderatismo, che comunque a nostro modo di vedere non hanno fatto gran presa sull’elettorato. La compagine di Area Popolare non ha rappresentato un gran valore aggiunto, in considerazione della scarsa percentuale ottenuta, poiché lascia sulla strada oltre 70mila voti rispetto le scorse regionali. Parte dell’elettorato “tosiano” non ha gradito questa scelta passando addirittura il voto, in parecchi casi, al suo diretto concorrente.

Una posizione questa che merita una seria riflessione ed un’analisi oggettiva. Messi da parte questi aspetti, il voto dei fedelissimi a Flavio Tosi però non si sbriciola, anzi aumenta il consenso personale ottenuto rispetto alle scorse elezioni europee, in condizioni oggettivamente più vantaggiose. Un elettorato che si è rifiutato di accettare quella vergognosa e fasulla vulgata che sosteneva:«Un voto dato a Tosi è un voto alla Moretti». Un leit motive che non corrispondeva e non corrisponde alla verità. I candidati scesi in campo con Tosi hanno altresì dimostrato coraggio, sapendo che la propria elezione o rielezione sarebbe stata impresa assai difficile.

Mettendo in gioco in alcuni casi un futuro politico per onorare una scelta di coerenza. Un gesto, il loro, che va rispettato poiché hanno mantenuto la posizione, al contrario di molti ex “tosiani fidati” sui quali, per buona educazione soprassiedo. Progetto Nazionale ha proposto nelle liste a sostegno di Tosi candidati di provata fede “nazionale”, ma non è riuscito a conquistare il seggio regionale per una manciata di voti.

Preferenze che grazie a logiche di personalismo e di rancore, a destra sono venute a mancare, prendendo qui sì il mare verso lidi centristi e moderati. Scelte giustificate da letterine su cui l’inchiostro (virtuale) produceva lo stesso stridere delle unghie che si arrampicano sugli specchi. Tanta rabbia quindi, sì, ma nessuno stupore, è storia vecchia, vista e rivista. Uno squallido e desolante scenario che ci lasciamo alle spalle, guardando come sempre avanti, con immutata fiducia in un progetto politico ambizioso e capace in pochissimi giorni di portare 260mila consensi, in un clima mistificatore ed infame. Per molti la stagione degli allori a suon di chiacchiere e proclami altisonanti giungerà al termine, scontrandosi impietosamente con la realtà delle promesse tradite.

Noi vogliamo investire il nostro tempo per perseguire la “politica del fare”, magari in compagnia di qualche “vecchio moderato”, ma finalmente sicuri di non avere al fianco i falsi amici dal “braccio teso” facile. Uso di proposito il termine amici poiché ho troppo rispetto per la parola camerata, che riservo solamente a chi lo merita e non lo voglio usare genericamente come si usa convenzionalmente il termine destra. Forti del nostro passato, personale e comunitario, sicuri di aver gettato delle buone basi di partenza, guardiamo al futuro marciando a testa alta tra la gente e lottando a testa bassa contro questo Governo nemico dell’Italia.

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