In seguito allo scandalo scaturito dalle intercettazioni telefoniche all’ex magistrato Luca Palamara, si auspicava proseguisse lo scalpore, scaturente una sorta di rivoluzione, che vedesse magari i Carabinieri perquisire gli uffici del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura), con Polizia e Guardia di Finanza a far luce sulle sentenze pilotate o su indagini atte a perseguire esponenti politici sgraditi o, meglio ancora, si concretizzasse il sogno di vedere le piazze colme di semplici cittadini protestare contro il “sistema” delle varie associazioni di “categoria”, dall’Associazione Nazionale Magistrati alla più “sinistra” Magistratura Democratica.
Se Luca Palamara si è visto radiato dalla magistratura per aver rappresentato il simbolo dello scandalo delle correnti, non era da meno il “compagno dell’Hotel Champagne” On. Cosimo Fermi non indagato solamente grazie all’intervento del Parlamento che ha negato l’uso delle intercettazioni che lo investivano.
Episodi e vicende inquietanti, come il caso della Loggia Ungheria, passate solo per pochi mesi alle cronache della stampa, nonostante la pubblicazione degli interessantissimi libri-intervista del giornalista Alessandro Sallusti allo stesso Palamara, libri che hanno registrato innumerevoli vendite e svariate presentazioni in giro per l’Italia.
Da allora, un costante e “regolare” susseguirsi di accuse e di magistrati sotto inchiesta, come evidenziano le recenti sospensioni definitive a Antonio Lepre, Gianluigi Morlini, Luigi Spina, Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli, in merito alle nomine correntizie al CSM, l’organo che assicura, o dovrebbe assicurare, l’indipendenza e l’autogoverno della magistratura e che dovrebbe monitorare e fare opera di supervisione alla vita professionale dei magistrati.
Ai primi di luglio 2024, a finire sotto inchiesta è l’ex magistrato Gioacchino Natoli, personaggio illustre della categoria, componente del pool anti-mafia di Falcone e Borsellino, accusato di aver favorito alcuni personaggi legati alla malavita organizzata, l’imprenditore Ernesto Di Fresco, e i componenti del Gruppo Ferruzzi, Raoul Gardini, Lorenzo Panzavolta e Giovanni Bini, per eludere le indagini sulle infiltrazioni mafiose nelle cave di Massa Carrara, mentre è di fine luglio la notizia che vede indagato l’ex Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone per il presunto insabbiamento dell’indagine mafia-appalti risalente ai tempi in cui ricopriva l’incarico di Procuratore aggiunto a Palermo sulla quale indagarono i Giudici Falcone e Borsellino.
A settembre ad essere sospesa dal CSM è la consigliera laica Rosanna Natoli per aver incontrato una sua collega sotto inchiesta; questa forse l’accusa meno significativa che riguarda l’aspetto professionale rispetto alla gravità delle accuse rivolte ai suoi colleghi.
Una categoria, spesso e volentieri divenuta “casta”, con troppe falle, ma che comunque non sembra trovare il giusto risalto mediatico e pubblico, grazie alla complicità di una parte della classe politica e soprattutto giornalistica, che preferisce spegnere i riflettori anziché alzare l’interesse su una questione di massima importanza.
Innanzi a tali nefandezze, una classe politica volta a salvaguardare Verità e Giustizia, dovrebbe scattare ed agire concretamente ma, a quanto pare, al rischio di entrare nel mirino dei “giornalisti d’inchiesta” di turno (e relativa macchina del fango) preferiscono le solite scontate e spesso innocue, interrogazioni. Infatti, dopo l’avvento del Pool Mani Pulite, pilotato ad arte da Antonio Di Pietro, la politica nazionale, nella massima espressione dei suoi esponenti, ha subito uno dei colpi più violenti e mirati creando, come disse Bettino Craxi all’epoca dei fatti, “un clima infame”.
Purtroppo la categorica e mirata sostituzione della classe dirigente dei partiti della prima Repubblica, non ha trovato nei nuovi esponenti lo stesso spessore politico, col risultato che, solamente i pochi veramente preparati politicamente hanno creato un ampio vuoto quasi incolmabile con il “residuo gruppo” che svolge quotidianamente il servizio ordinario in un silenzio quasi religioso.
Tra “nani e parvenus della politica” il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni emerge e spicca anche tra le migliori sparute figure, tanto che tra i principali problemi che attanagliano l’Italia ha fin da subito individuato con grande coraggio il tema della Giustizia, nominando Carlo Nordio quale Guardasigilli, messosi immediatamente all’opera ad occuparsi delle riforme.
Dell’utilizzo distorto e non solamente politico della Magistratura ne parliamo da tempo, tentando, in proporzione ai nostri mezzi, di sensibilizzare mondo dell’informazione, settori della società e politica.
Ostinatamente proseguiamo.
Piero Puschiavo
Il presente articolo è stato pubblicato dal periodico La Scintilla scaricabile al seguente link: